Prefazione

Lo sport era largamente praticato già dall’antichità, soprattutto nell’antica Grecia, e la parola Sport pare derivi dal francese “deport” (che si può tradurre con “divertimento”) dal quale deriva a sua volta l’italiano “diporto”. Dopo secoli di quasi assoluto abbandono delle varie discipline sportive, sempre in Francia per merito di un diplomatico, Pierre de Coubertin (1863-1937) si ha un’intensa propaganda a favore delle attività sportive in genere. Con la passione che lo animava questo diplomatico finì per ottenere la riesumazione delle Olimpiadi di antica memoria, la prima delle quali si ottenne ad Atene nel 1896. Anche se le discipline ammesse erano poche e limitate (basti pensare che le donne non potevano parteciparvi) con quel tipo di manifestazione si tendeva ad universalizzare tutte le attività sportive in tutte le Nazioni. In Italia s causa della scarsa cultura e della situazione socio-economica dell’epoca, lo sport veniva praticato solo in ambienti esclusivi e si trattava per lo più dell’automobilismo, dell’ippica ed altri sport che, oltre ad un certo livello culturale, richiedevano una certa disponibilità economica che in pochi possedevano. Dai primi del ‘900 continuavano sporadicamente ad aumentare le attività sportive, ma in modo non organico, poi di nuovo vi fu una stasi dettata dalla situazione internazionale che poi sfocerà nella prima guerra mondiale. E’ necessario quindi attendere gli anni ’20 per far ripartire, in termini agonisti le varie attività sportive. Dopo l’ascesa al potere di Mussolini, vi furono parecchie priorità prima dello Sport. Innanzi tutto era indispensabile una stabilizzazione politica interna dopo le note contrapposizioni tra socialisti e fascisti e dopo aver raggiunto questo risultato, il Capo del Governo dovette pensare alla stabilizzazione economica, questione di non secondaria importanza. Anche questo traguardo fu raggiunto entro gli anni 20 con la famosa “battaglia del grano” in cui l’Italia raggiunse l’autosufficienza granaria e non era più costretta ad importare grano dall’estero quindi anche con notevole risparmio di valuta pregiata. Parallelamente quindi, a queste necessità, ugualmente il Regime volle dare impulso allo Sport istituendo diversi Enti con compiti importanti per una società come quella italiana, che non era certamente ai livelli di quella dei più importanti paesi europei, ma molto più indietro. Il primo ente formato fu O.N.B. (Opera Nazionale Balilla), in seguito O.N.D. (Opera Nazionale Dopolavoro) il GUF (Gioventù Universitaria Fascista) ed altri enti minori. Queste istituzioni si interessavano di tanti settori della vita nazionale, come le colonie marine e montane, le escursioni, le visite culturali ed uno dei compiti principali era proprio l’organizzazione del settore sportivo. L O.N.B. doveva coinvolgere e convogliare la gioventù, o meglio gli studenti di ogni ordine e grado, verso lo sport. Il G.U.F. che era di livello superiore, si occupava degli studenti universitari, mentre l’O.N.D. si occupa
dei lavoratori non solo per assisterli ma anche e soprattutto per creare, oltre agli svaghi come escursioni e visite culturali, anche quei tipi di sport adatti a persone non più giovanissime, come il gioco delle bocce, ecc. Il Regime di allora volle dotare tutte le Province italiane di strutture sportive, cioè con i vari impianti sportivi che all’epoca in Italia erano quasi inesistenti e iniziò a far costruire piscine, palestre e soprattutto grandi stadi, quali il Foro Mussolini a Roma, il San Siro di Milano, il Littoriale di Bologna, lo stadio di Bari ed altre notevoli costruzioni con investimenti di denaro veramente colossali per quell’epoca. Ci fu quindi verso lo sport un interessamento da parte del Governo e dei vari Enti in forma tale che in Italia non si era mai visti prima. Basti pensare che nel 1937 i vari Enti in forma tale che in Italia non si era mai vista prima. Basti pensare che nel 1937 i vari Enti che avevano anche questa finalità e che in parte confluiranno nella GIL (Gioventù Italiana del Littorio) arrivarono a contare ben sei milioni di aderenti e partecipanti alle varie attività sportive.

Entrando ora nel vivo della questione, noteremo che le notizie sino ad ora riportate, sono descritte da diversi libri e numerose testimonianze che riguardano il “cursus” davvero straordinario che ebbe lo sport durante il “ventennio”, però per completare il quadro, rifacendosi allo spirito dell’Epoca che era tutt’altro che mercantile, almeno nello sport, per ulteriormente invogliare i giovani a partecipare alle varie gare sportive fu necessario istituire i “premi”. Infatti il sogno di ogni partecipante ad una competizione sportiva non era solo la soddisfazione di parteciparvi, ma soprattutto l’emozionante momento della premiazione, qualora si fossero raggiunti positivi risultati come ogni partecipante in cuor suo sperava. I premi erano costituiti in alcuni casi da coppe, oppure da “diplomi” ma più frequentemente da una medaglia, oggetto tra i più agognati in quanto testimonianza delle proprie capacità e prodezze in ambito sportivo ed essendo di metallo, magari da conservare se non addirittura da incorniciare per poterla fare ammirare in seguito ad amici, ai famigliari ed in futuro con orgoglio anche ai figli e ai nipoti. Abbiamo già detto che le medaglie che presentiamo sono normalmente rare ma se di metallo prezioso, lo sono ancora di più e spieghiamo il perché. Come è noto negli anni ’30, il Capo del Governo era riuscito a stabilizzare in Italia anche la situazione economica e quindi non era raro venissero coniate medaglie non solo di bronzo e argento, ma anche medaglie d’oro per particolari premiazioni. Basti pensare alle grandi realizzazioni del Regime come la Battaglia del Grano oppure la Conciliazione tra Stato e Chiesa ed in seguito ai record aeronautici, tutte realtà che richiedevano la coniazione di medaglie per la premiazione o per ricordare determinati importanti avvenimenti che interessavano tutta la vita nazionale. Orbene dopo la Guerra d’Etiopia nel 1935, all’Italia furono comminate le “sanzioni” della Società delle Nazioni (l’ONU dell’epoca) in seguito alle quali Benito Mussolini promosse una Campagna denominata”Oro alla Patria”. Come è noto, causa la povertà di materie prime, quando l’Italia doveva necessariamente acquistate all’estero, difficilmente veniva accettata la carta moneta oppure la dilazione di pagamento (forse tranne la Germania) ma era indispensabile pagare in oro.

Il Capo del Governo si rivolse alla Nazione e chiese a tutti i cittadini italiani di consegnare allo Stato ciò che avevano di più prezioso, per vanificare le “sanzioni”.
Già nel 1917 in seguito all’andamento sfavorevole della Guerra contro l’Impero Austro-Ungarico, il Governo dell’epoca aveva promosso una campagna denominata “Oro alla Patria” cioè una raccolta di denaro e di cose preziose per aiutare lo Stato nello sforzo bellico. Però allora, questo appello ebbe un risultato piuttosto modesto, solo le classi più abbienti donarono qualcosa, ma la popolazione in genere non partecipò a questa seppur lodevole iniziativa. La Campagna di raccolta dei metalli preziosi promossa da Benito Mussolini ebbe invece un esito completamente diverso, perché ci fù un coinvolgimento generale che nel nostro Paese non si era mai visto, tutti i cittadini di ogni ordine e grado accorrevano per donare ciò che avevano di più prezioso. Oltre alle fedi nuziali di solito donate dagli strati più modesti della popolazione, vi furono celebri personalità, generali, gerarchi e molti altri ceti tra i più abbienti che donavano anche le medaglie di metallo prezioso che possedevano. In quel periodo quindi furono consegnate alla Stato una quantità enorme di medaglie che ovviamente provocarono una vera e propria perdita dal punto di vista storico-numismatico anche nel settore oggetto del presente libro.
Questo meraviglioso slancio del Popolo Italiano, ebbe però una rarefazione enorme di medaglie coniate con metallo prezioso (oro e argento) e per rendere l’idea di questa grande perdita (ricordiamo che le medaglie raccolte furono fuse per recuperare il metallo) basti pensare che una delle medaglie più agognate dai partecipanti ad avvenimenti sportivi era quella “al valore atletico” ebbene dopo il 1936 la medaglia d’oro che veniva consegnata per meriti acquisiti in avvenimenti sportivi a livello europeo e addirittura per la partecipazione alle Olimpiadi, non veniva più coniata in oro ma in “vermeil” cioè in similoro. Le poche medaglie che venivano ancora coniate nel nobile metallo di solito erano quelle che riguardavano gli sport d’elite, come l’automobilismo, l’ippica, il tiro a segno ecc. dove i partecipanti a volte si auto-tassavano per poter coniare alcune medaglie di metallo prezioso, anche se di solito erano di dimensioni ridotte.
Per concludere, chi ha scritto la presente opera non crede minimamente aver fatto un lavoro esaustivo, ma pensa che una raccolta di questo genere con oltre 120 medaglie d’oro sportive, molte delle quali uniche, valesse la pena di darlo alla stampa, con speranza che qualcuno con più fortuna e con maggiore volontà della nostra, riesca a continuare su questa impresa avendo il presente lavoro, come un’utile e prima iniziativa. Chi riuscirà a fare meglio e più di noi sarà ricompensato non solo dalle sue soddisfazioni personali, ma di aver riportato quella che è una vera e propria pagina di storia dello sport nel nostro Paese.

Gianfranco Casolari